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Capitolo I

Gli dèi hanno abbandonato Krynn. Ora, in realtà, non è che se ne volessero realmente andare. Fatto è che un certo sacerdote di Istar aveva fatto un po’ troppo il grosso e, per punirlo, le divinità (che evidentemente difettano di mira) gli hanno scaraventato contro un’intera montagna infuocata, permettendosi, dopo, di fare anche gli offesi perché i sopravvissuti al cataclisma non avevano ripreso a venerarli, ma piuttosto ad inveire contro di loro.

Misteri di un popolo ingrato.


Comunque sia gli dèi se c’erano non si vedevano e i pochi sacerdoti rimasti lo erano molto più di nome che di fatto. Insomma di miracoli non se ne vedevano più e gli avventurieri che morivano in terre lontane, rischiavano di rimanere morti a lungo.

Un gruppo di questi, per questioni piuttosto incomprensibili e note solo agli dèi (se ci fossero stati), aveva deciso di partire alla ricerca di tracce dell’esistenza di una qualche forma di essere immortale e sovrannaturale, possibilmente meno incazzevole delle precedenti, promettendo di ritrovarsi dopo cinque anni in quel di Solace per riferire su quello che avrebbero scoperto. I cinque anni, guarda che combinazione, scadono proprio oggi…quando si dice il caso…

La strada per Solace vede un gruppettino male assortito di personaggi: il mezz’elfo Tanis, il kender Tasslehoff, i guerrieri Sturm e Caramon, un malconcio mago di nome Raistlin e il nano Flint (o Lint per gli amici, da quando gli hanno strappato un pezzo della carta d’identità).
Stanno tutti facendosi i fatti propri, per niente desiderosi di inventarsi avventure misteriose in terre lontane e banfare su chissà quale traccia degli dèi. La situazione sembra destinata a degenerare presto nella noia più totale, ma improvvisamente, da un gruppo di cespugli che nessuno aveva notato, saltano fuori dieci hobgoblin che sbarrano loro la strada!

Dietro a loro, giunge un pony.
“Uhm, deve essere il loro capo” mormora Caramon
“Chi, il pony?” si domanda il resto del gruppo che ancora stentava ad entrare nel vivo della storia
In effetti in groppa al pony stava un altro hobgoblin che, senza neanche salutare, esordisce così: “Onyx vuole il bastone di cristallo!” e senza nient’altro aggiungere, se ne va, non prima di essere raggiunto da una coltello tra le scapole, lanciato da Tanis.
Naturalmente ne consegue un combattimento che coinvolge tutti i presenti, Raistlin incluso, che non perde occasione di utilizzare al miglior modo il proprio bastone.
Sturm abbatte velocemente un paio di avversari, prima di ricordarsi che il Codice di Solamnia richiede ben altro comportamento che non urlare selvaggiamente e menare fendenti a più non posso. Purtroppo per il resto del gruppo.

Sì, perché da quel momento, ogni spadata viene accompagnata da un “Mi permetta..:”, “Mi scusi, Lei che mi ha appena piantato la Sua spada nella spalla destra…” e così via, questo non
prima di aver contemplato di chiedere scusa ai due cadaveri appena provocati.

Sbaragliati gli avversari, i nostri eroi decidono di lasciarne in vita uno per interrogarlo. Vengono così a conoscenza di alcune sconcertanti rivelazioni:

  1. il loro capo (il tizio sul pony) si chiama Fewmaster Toede
  2. l’accampamento degli hobgoblin si trova nei pressi di Solace (rivelazione che ha allarmato tutto il gruppo convinto di trovarsi GIA’ nei pressi di Solace e di conseguenza
    circondati da migliaia di creature)
  3. Chi sia questo Onyx proprio non si sa

Carpite queste fondamentali informazioni, la successiva mezz’ora passa in un’animata discussione sul cosa farne del prigioniero, discussione che rivela tra l’altro un’importante notizia
su Tanis (“io Flint non lo sopporto perché è un nano e io sono un mezz’elfo!”) cosa di cui pregherei Weis ed Hickmann di prendere nota. La faccenda tende a degenerare ulteriormente quando Tanis decide di passare per le armi il prigioniero e viene sfidato in combattimento da uno Sturm comprensibilmente sconvolto per il brutale comportamento (ma sbugiardato dalla pila di cadaveri alle proprie spalle).

Una musica celestiale salva la situazione. Incuriosito il gruppo abbandona la strada per trovarsi di fronte ad una bellissima donna accompagnata da un alto guerriero.
I due stanno suonando e cantando una canzone di grande bellezza, ma solo vanamente paragonabile al fascino della fanciulla le cui fattezza tralasciamo per problemi di spazio e tempo. Naturalmente il primo pensiero dei nostri eroi è: “Perché cavolo gli hobgoblin hanno attaccato noi che eravamo in silenzio e non questi due che stavano facendo tutto questo baccano?”

Ancora in preda a questi dubbi, il gruppo fa conoscenza dei due che si presentano come Goldmoon e Riverwind. Durante le presentazioni, da una sacca cade uno strano bastone azzurro che tocca Tanis e… miracolo!… le sue ferite improvvisamente guariscono! Con gli occhi ancora strabuzzanti meraviglia, il resto del gruppo si mette in coda, mentre Goldmoon, oramai rassegnata, tocca tutti con il portentoso artefatto. Nella penombra, Tasslehoff prova ad uno ad uno tutti gli strumenti dei nuovi arrivati, straziandoli con grazia.

Ma tale portento richiedeva spiegazioni.
“Da dove viene questo bastone?” chiede prontamente Caramon alla bella.
“L’ho trovato io!” risponde Riverwind di cui tutti si erano dimenticati.
“E già la cosa ci piace meno…” borbotta Tasslehoff da dietro un cespuglio.

Interrogato sul “dove” avesse trovato tale oggetto, Riverwind non è in grado di dare informazioni superiori a (in ordine cronologico): “esseri con le ali”, “una dama luminosa” e “una palude”.
Nonché concludere con: “Quando avrò trovato la dama luminosa, avrò trovato anche il luogo del bastone…”
Mica scemo il ragazzo!

Legolas
Author: Legolas

Nasce nel 69 ma non se ne vanta, dopo 30 anni decide di aprire un sito internet a cui si affeziona e non lo chiude più.

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