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L’Arciprova

I personaggi rivestono spesso un ruolo che va ben oltre quello di eroi che salvano il mondo compiendo gesta al di là dei comuni mortali. Essi, infatti, possono plasmare, indirizzare e a volte educare gli animi di coloro che li circondano, siano essi amici o nemici.

Non troppo tempo fa, il gruppo aveva dovuto esplorare l’Avernus e affrontare le schiere di diavoli che vi abitavano non solo per salvare la città di Elturel, che stava sprofondando negli Inferi, ma anche, e soprattutto, per salvare un’anima che si credeva ormai perduta, quella di Zariel l’Arcangelo.

In un tempo ancora precedente, Zariel, creatura fatta di pura luce divina, aveva infatti sfidato il tenebroso signore dei diavoli Asmodeus invadendo proprio l’Avernus con i suoi cavalieri, il suo mammuth volante e la sua spada benedetta, ma aveva perso. Asmodeus, tuttavia, le aveva risparmiato la vita a patto che ella collaborasse con lui per respingere i demoni, acerrimi nemici dei diavoli, nelle profondità dell’Abisso.

Zariel ne fu tentata: era stata sconfitta, vero; ma ora le veniva offerta la possibilità di continuare la sua lotta contro gli immondi, anche se sotto la bandiera di un altro colore, e dunque accettò. Ma ovviamente la sua anima ne fu corrotta moto presto e da Arcangelo decadde in breve ad Arcidiavolo (o fu promossa come le soleva ricordare Asmodeus). Da allora Zariel si è macchiata di orribili delitti, non ultimo quello di far sprofondare Elturel e tutti i suoi abitanti nell’Avernus affinché con il loro numero incrementassero le schiere del suo esercito di diavoli coinvolto nell’eterna lotta contro le torme dei demoni.

Quando, infine, nella loro missione di salvare la sfortunata città, i personaggi si ritrovarono di fronte a Zariel, essi, tuttavia, non la distrussero ma gli offrirono bensì la possibilità di redimersi.

Altri gruppi avrebbero brandito le proprie armi più potenti e richiamato alla mente gli incantesimi più letali.

Ma non questo gruppo.

Alcuni avrebbero potuto perfino allearsi con Zariel e contribuire alla distruzione del mondo di superficie.

Ma non questo gruppo.

Questo gruppo, invece, ricorse alla parola, a quell’arma così pericolosa che si dice ne uccida più della spada. Al colpire, i personaggi anteposero il persuadere e, ahimè, se solo si fossero tramandate le parole che Staug, paladino dell’elogio, proferì a Zariel nel tentativo di redimerla! Chissà quali cose le avrà detto di così puro e vero da farle di colpo ricordare quello che era stata in passato.

Purtroppo non lo sapremo mai, ma una cosa è certa: quelle parole, pronunciate mentre i compagni si preparavano all’impari scontro, uccisero all’istante l’Arcidiavolo Zariel e fecero resuscitare l’Arcangelo Zariel. Dunque senza combattere i personaggi avevano vinto la loro battaglia e salvato il mondo.

Ma per loro non è stato sufficiente questo apparente successo. Già perché la vittoria è effimera se non si consolidano le conquiste nel tempo. E questo i personaggi lo sapevano fin troppo bene.

Chi garantiva che l’Arcangelo redento Zariel ex Arcidiavolo di Asmodeus ex Arcangelo caduto, restasse sulla retta via? E se altre oscure tentazioni lo avessero prima o poi ammaliato? Potevano essere sicuri che in futuro non sarebbe diventata un qualche altro tipo di arci? Un Arcilich per esempio?

Qualcuno forse già si pentiva di non averla uccisa quando se ne era presentata l’occasione, ma quale modo migliore di sondarne le passioni se non quella di porle una sfida che ne mettesse alla prova la ritrovata rettitudine?

E così un giorno, mentre da eroi combattevano altri mostri ed esploravano altri luoghi oscuri, si imbatterono in una misteriosa pietra nera, ovale e lucida che aveva uno strano effetto su tutti coloro che la toccavano o vi restavano vicini troppo a lungo.

La pietra era chiaramente magica, assai probabilmente maledetta, ma in realtà andava ben oltre. Era abitata da una mente senziente, quella del demone Fraz-Urb’luu, che per motivi oscuri, vi era rimasto intrappolato e cercava disperatamente di uscirvi irretendo tutti coloro che gli si avvicinavano.

Quando i personaggi vennero a conoscenza dei segreti della pietra, subito si posero il dilemma di cosa farne: dovevano distruggerla o renderla ai loro legittimi proprietari, i duergar che l’avevano per primi trovata e a cui in seguito era stata sottratta? Avrebbero dovuto portarla con sé, nonostante la maligna influenza che emanava sui membri della spedizione? O avrebbero dovuto invece consegnarla ai drow, che tanto sono malvagi già per conto loro? E purtroppo non conoscevano nemmeno Lord di Waterdeep disposti ad aggiungere la pietra alla loro collezione fatta di spade assassine e uova di drago.

Non conoscevano dei Lord, ma conoscevano un ex Arcidiavolo, da sempre ossessionato dai demoni, che aveva bisogno di sottoporsi ad una prova per dimostrarsi davvero redento. I personaggi avevano il potere di chiamare Zariel a sé per una volta senza che ella potesse rifiutarsi e decisero di usarlo ora, non per salvarsi le terga in un combattimento che sta volgendo al peggio; non per esaudire un qualche astruso desiderio che poi non si avvera; ma per saggiare le convinzioni di un’anima che aveva peccato, si era pentita e redenta; per aiutarla a convincersi fino in fondo della purezza del suo cuore affinché il male non vi possa mai più attecchire.

“ZARIEL”, chiamarono all’unisono i personaggi.

E quando l’Arcangelo si manifestò davanti a loro:

“Conserva questa pietra per noi e non l’affidare per alcun motivo a nessun altro”, le intimarono poi.

Zariel obbedì, ovviamente, ma stupita del fatto che le venisse comandata una tale sciocchezza. Si aspettava, e tutto sommato sperava, di combattere, di certo non di fare la custode di una volgare pietra, ma, se avesse accettato quest’umile incarico, avrebbe comunque saldato il debito con i personaggi dacché sarebbe tornata finalmente libera.

Allungò la mano e prese la pietra.

“Ciao. Mi chiamo Fraz-Urb’luu”, sentì una voce sussurrarle nella mente.

“Sono un signore dei demoni e avrei bisogno del tuo aiuto…”.

Diemme
Author: Diemme

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