Vai al contenuto

Capitolo IV

Tornammo rapidamente dal disgraziato contadino, cui Duncan ribadì il proposito di ridurne in schiavitù il figlio. Quindi, seguendo il corso del fiume, ci avventurammo in lidi sconosciuti. Ma che eravamo sulla giusta via ci fu prontamente indicato dal rinvenimento di un nuovo cadavere. Fatta poca strada, fummo circondati da una banda di ladri. Grazie alla mia capacità di riconoscerli subito come tali e soprattutto alla pietosa immagine del bambino schiavo del nostro chierico, non fummo subito attaccati. Anzi, la capobanda ebbe l’accortezza di ascoltare la nostra storia e di esaminare la nostra mappa che tra le altre cose conteneva una lettera di amore a lei indirizzata. Sconvolta la ladra corse con alcuni uomini verso il luogo dove avevamo trovato il secondo cadavere… era il suo fidanzato…
Posti di fronte a cotal sfoggio di tristi sentimenti umani, cuori spezzati e drammi personali, decidemmo che si era fatto tardi e che era giunto il momento di proseguire la nostra cerca del tesoro. La ladra ci indicò confusamente la via e alla fine, convinta che ci saremmo persi, ci accompagnò per un breve pezzo. Il bambino non più schiavo rimase con lei, enigmaticamente più soddisfatto e con uno strano sorriso sulle labbra.
La caverna che ci trovammo davanti non era particolarmente diversa dalle altre. La esplorammo rapidamente fino a scoprire, in modo casuale, una porta segreta che ci condusse ad un lungo corridoio pieno di porte. Fui il primo ad entrare nell’area e mi scoprii improvvisamente a sudare freddo. Non tanto per un improvviso sbalzo di temperatura, tanto per il fatto che avevo improvvisamente udito una voce nella mia testa che aveva iniziato un sinistro conto alla rovescia, nonché per una simpatica lucina colorata che il mago Valtor riconobbe come componente del devastante incantesimo di “Palla di Fuoco”.
Fuggimmo come forsennati e scampammo per un pelo alla devastante esplosione che, però, ebbe il fortuito effetto di spalancare tutte le porte del corridoio. Il problema però adesso era un tizio simile ad un orco, ma molto, molto più grande che, armato con una sorta di mannaia ci guardava con fare torvo.
Il combattimento, tremendamente sbilanciato a favore dell’immonda creatura, si risolse in un feroce bagno di sangue prima che il mostro si decidesse a morire. Duncan si impossessò dell’enorme mannaia che si rivelò una nuova arma dotata di intelligenza propria. La spada di Ishan ribollì di gelosia.
Iniziammo una faticosa esplorazione del sotterraneo, disseminato di trappole, passaggi segreti e congegni di teletrasporto, fino a trovarsi in una stanza dove una elfa maga ci impegnò in un nuovo durissimo combattimento. Ishan cadde e gli altri erano prossimi a seguirlo a breve, ma riuscimmo faticosamente a conquistare la vittoria.
Il sotterraneo si fece sempre più contorto, Duncan si trascinava dietro il corpo del mago, lentamente, anche perché ad ogni pertugio ero costretto ad una lunga esplorazione per evitare nuove trappole. Ad un certo momento Ishan si svegliò tranquillo. Lo osservammo stupiti mentre si stiracchiava: “Ma non eri morto?” gli chiedemmo costernati. “Sì, ma mi ero dimenticato che indosso una veste magica che mi protegge…” Tranquillizzati da questa spiegazione continuammo l’avventura. Giungemmo quindi in un’area dove l’incantesimo del teletrasporto faceva da padrone, e qui la vena caotica che pervade il nostro gruppo venne alla luce in tutta la sua potenza. Bagamar si teletrasportò incosciente per i fatti suoi, Duncan ad un successivo congegno non esitò ad allontanarsi, altri continuarono l’esplorazione per i fatti loro. Ci sparpagliammo così per il sotterraneo ognuno intento ai propri interessi, finché non fummo colpiti da un barlume di ragione e decidemmo che forse uniti potevamo combinare qualcosa di produttivo. Ci radunammo tutti, ma non riuscivamo a trovare Duncan. Ishan decise di utilizzare il proprio incantesimo di ESP per scovare la mente particolarmente malvagia del chierico ed in effetti lo scovò: si trovava a circa 5 metri da lui e lo stava salutando con la mano.
Il successivo meccanismo di trasporto lo attraversammo tutti insieme. Ci trovammo in una nuova area, apparentemente deserta, non fosse stato per una creatura enorme, piena di occhi, a nome Beholder che ci attendeva nella stanza accanto. Dalle immense fauci udimmo solo una parola: “Stolti!”. Come si sa la parola “stolti” rappresenta la peggiore offesa che si possa fare ad un avventuriero, fu per questo che decidemmo di attaccarlo. Cominciai a srotolare la pergamena che avevo trafugato chissà dove, che conteneva l’incantesimo “palla di fuoco”, ma fui bloccato dai miei avidi compagni:- “No!” mi dissero. “Il Beholder è sopra un mucchio di oro, potresti distruggerlo!!”. Omisi di fargli notare che con la conoscenza che avevo io di incantesimi era molto più probabile che finissimo noi distrutti, ma riposi egualmente la pergamena.
Attaccammo senza ritegno e dopo breve tempo ci trovammo chi svenuto, chi privato della propria volontà, chi gravemente ferito e chi, come Duncan, stava seriamente considerando le altre due parole che il Beholder aveva pronunciato: “Arrendetevi, stolti!”. Un grave errore della creatura, perché il ripetere tale offesa dette nuova energia ai sopravvissuti del gruppo, ovvero un Behrn Hack ridotto ai minimi termini. Con abilità, strategia ed una sconsiderata dose di quella che nel nostro mondo viene chiamata fortuna, ma altrove in modi più volgari, riuscì a sferrare l’attacco finale verso l’immonda creatura. Lentamente recuperammo le forze, spronati anche dall’immensa quantità di tesori presenti nella stanza. Fummo particolarmente colpiti da una cassa contenente centinaia di statuette di forma fallica che, stranamente, riuscii a valutare per qualche migliaio di monete di rame, mentre per tutti gli altri oggetti riuscii a dare il corretto valore in monete d’oro. Le statuette furono, paradossalmente, gli unici oggetti che non trafugammo. Ishan si impadronì di un volume titolato “Come Creare un Esercito del Bene dal Nulla a cura del dio Paladine”, e sicuro che tali tomi non si facciano trovare così per caso se lo pose nello zaino per un probabile futuro utilizzo.
Bagamar si era a quel punto stancato e decise, autonomamente come lo stile del nostro gruppo impone, di procedere in modo più spedito. La successiva porta che ci si parò davanti fu quindi sfondata senza mezzi termini. Naturalmente tutto questo a beneficio della decina di creature nonmorte svolazzanti e trasparenti che lo attendevano al di là. La prontezza di riflessi di Valtor salvò la situazione grazie al muro di ferro che pose magicamente davanti all’avventato guerriero.
Ancora scossi dal pericolo scansato ci accostammo alla porta successiva dove mi fu consentito di effettuare il mio lavoro prima di aprirla. Al di là una decina di creature scheletriche con indosso strane tuniche ci attendevano ghignanti. Non che ridessero effettivamente, in realtà non potevano farne a meno. Sopravvalutammo il pericolo, forse innervositi dai precedenti incontri, e le “povere” creature furono inondate di incantesimi fino a ridurle in cenere.

Legolas
Author: Legolas

Nasce nel 69 ma non se ne vanta, dopo 30 anni decide di aprire un sito internet a cui si affeziona e non lo chiude più.

Lascia un commento